Marco Trabucchi
Redbull.com
Ci sono cose che vanno provate prima, perché tutto poi converga nell’allineamento giusto e si completi perfettamente come un puzzle. Una di queste è stata la Gravellina, crasi tra Valtellina e gravel, un binomio che fino ad oggi era relegato a pochi temerari, ma che diventa ufficiale con l’annuncio della manifestazione che convergerà in quel di Sondrio a settembre 2024.
Si è trattato di un test sul campo di quello che sarà, a grandi linee, il percorso definitivo che i prossimi 21 e 22 settembre 2024 caratterizzerà il debutto ufficiale della manifestazione. Tra le cavie una cinquantina di addetti ai lavori tra giornalisti, blogger, atleti e naturalmente gli stessi organizzatori.
Le strade rurali sono le vie che abbiamo percorso, quelle che attraversano la Valtellina che coltiva e produce i suoi prodotti più noti: il vino ovviamente, ma anche mele, segale e grano saraceno. Vie che – oggi come un secolo fa – sono la crasi simbiotica tra uomo e natura, con i terrazzamenti “eroici” che delimitano le varie coltivazioni di vite. Gli scorci lasciano a bocca aperta, e non solo per la meraviglia: le salite che si inerpicano tra i vitigni, come la Fracia oppure quella del Vecchio Torchio lungo la Via dei Terrazzamenti e i meleti di Chiuro. E ancora luoghi ricchi di storia, come il borgo medievale di Ponte in Valtellina, i mulini e i palazzi storici di Teglio (dove il pizzocchero è una religione), il Castel Grumello, che domina d’incanto la valle sottostante e il monumentale santuario della Santa Casa a Tresivio. Ancora, le formazioni rocciose delle Piramidi di Postalesio e a Sondrio la passerella sulla gola delle Cassandre e il quartiere storico di Scarpatetti, che si attraversano verso il finale.
La nostra ride di sabato si è rivelata, dicevamo, bellissima, ma un tantino impegnativa: 60 km per 2.000 metri di dislivello con alcuni tratti tecnici su single track, tanto sterrato con qualche strappo da spezzare il fiato e ovviamente asfalto. Da Sondrio ci siamo inerpicati verso est, direzione Tirano e rientro a Sondrio: andata e ritorno sui due versanti orografici, fra vigne, meleti e boschi di castagni. Un itinerario che in parte percorre i sentieri del Wine Trail attraversando una Valtellina inaspettata, meno frequentata, dimentica del caotico fondovalle e profluvio di panorami bucolici e borghi che non ti aspetti.
Molto più rilassato, invece, il giro di domenica, che si è sviluppato in direzione opposta, sull’asse Sondrio-Colico. Metà chilometri e metà dislivello, molto più turistico e alla portata di gambe meno avvezze al dislivello. Anche se qui, bisogna dirlo, il dislivello è condizione imprescindibile, data la conformazione di un territorio che è naturalmente slanciato verso l’alto. Ma è anche l’occasione per degustare i prodotti di una terra, la Valtellina, che ha saputo ritagliarsi un angolo di eccellenza con prodotti che sono sinonimo di ricchezza culturale: il vino certo, ma le specialità come i ben famosi pizzoccheri, gli sciatt, i formaggi DOP e tutto il resto che abbiamo assaggiato nei ristori preparati dall’organizzazione. Nel cuore ci è rimasto quello al vecchio mulino Menaglio a Teglio, immerso nel bosco, dove i volontari del consorzio di tutela delle materie prime della zona, hanno cucinato piatti della tradizione valtellinese e spiegato il funzionamento dell’antico mulino. E poi l’arrivo nel mercato agricolo coperto di Sondrio circondati dalle specialità enogastronomiche di questa generosa terra, accompagnati dalla musica dal vivo a scandire un momento unico: la fine della fatica.
Ecco l’essenza della Gravellina è tutta qui: l’inaspettato che si svela, un viaggio che fonde storia, tradizioni e gravel, la bici perfetta per esplorare questo territorio ricchissimo di tradizioni.