Andrea Benesso
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Si parte dalla piazza di Sondrio, che di mattina potrebbe essere quella di altre mille città italiane: le persone che passeggiano, i monumenti, la luce, le montagne tutto attorno.
Il percorso della Gravellina, che ho provato assieme a Paolo, è un anello che parte e torna qui: alla mattina si inizia col caffè, al pomeriggio si chiude con la birra, sotto gli occhi di Garibaldi e di fronte all’elegante Hotel Posta.
Sono 70km di ininterrotta bellezza, e non è retorica.
Nella prima parte del percorso ci si scaldano le gambe lungo il famoso Sentiero Valtellina, e attorno si inizia a farsi un’idea di cosa possa offrire questa zona d’italia, che spesso si attraversa di fretta, diretti altrove: vigneti, boschi, chiese, castelli, montagne e borgate di pietra.
Iniziando a salire, sbuffando, perché le salite della Valtellina non sono quasi mai di quelle da fare fischiettando, il panorama si apre e la luce, essendo una valle soleggiata e aperta come poche, inizia a disegnare il paesaggio.
Da subito si capisce che ogni metro della Valtellina è frutto di secoli di lavoro e fatica: è una terra che è stata da sempre attraversata da mercanti e da eserciti, e da sempre coltivata; per secoli è stata un territorio ricco, che ha fatto della sua posizione, della terra fertile e della tenacia dei suoi abitanti gli ingredienti per diventare quello che è oggi. Attraversandola in bici salendo sul versante esposto a sud e guardandola dall’alto, la Valtellina dà il meglio di sé.
Si pedala lungo incredibili terrazzamenti verticali che ospitano vitigni antichi come le montagne, attraverso villaggi di pietra in cui persino i volti degli anziani sembrano scolpiti, di fronte a cattedrali la cui sproporzionata dimensione racconta di epoche in cui avere una chiesa grande era motivo di orgoglio come negli anni ’80 il figlio laureato.
E poi i boschi: faggi, pini, abeti, torrenti, sentieri di colpo tecnici, tutti da guidare, e infine mulini, nascosti tra le rocce. Non c’è un metro in cui non venga la voglia di fermarsi per fare una foto perfetta per Tinder, Strava o la lapide.
A chiudere il giro, prima di rientrare a Sondrio, il castello, restaurato dal FAI, da cui si vedono montagne a non finire e si intuisce la dimensione di questa valle.
Il rientro a Sondrio è una divertente discesa che ci porta nella parte vecchia della città, guidando veloci tra single track e ciottoli consumati dai secoli.
Di eventi gravel ce ne sono tanti, ma percorsi così belli, non altrettanti.